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Il premier: monte-prestiti da alzare per le imprese

di Marco Rogari

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29 ottobre 2008

Rimettere mano alla Finanziaria, almeno parzialmente. È quello che potrebbe essere costretto a fare il Governo per effetto della ricadute sulla nostra economia della crisi finanziaria internazionale. A dirlo senza mezzi termini è Silvio Berlusconi in persona, che ieri ha anche avuto un incontro con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti: «In certi settori dovremo fare degli approfondimenti per un adeguamento della legge finanziaria». Nel corso di una conferenza stampa presso la Protezione civile il premier annuncia anche quella che potrebbe diventare una delle iniziative italiane al prossimo G-20: «Proporremo che il montante prestiti delle banche alle imprese non sia diminuito». E, a questo proposito, il presidente del Consiglio cita anche «colleghi europei» che «suggeriscono di imporre l'incremento» di queste erogazioni.
Sempre facendo riferimento ai prossimi impegni internazionali, a cominciare dal prossimo Consiglio europeo di Bruxelles, Berlusconi si sofferma sulla rotta da seguire: «Stiamo cercando di produrre delle regole che possano essere utili allo scopo di fare in modo che si rientri nella norma dei mercati finanziari, dove ci sono delle imprese che fanno gli stessi utili di prima e che tuttavia sono oggi valutate anche il 75% di meno di quanto erano valutate prima». Sul fronte italiano il premier afferma che cercherà di vedere in settimana Abi e Confindustria.
Quanto al possibile «adeguamento» della Finanziaria, i ritocchi non potranno comunque essere troppo "invasivi". Berlusconi stesso ricorda le «restrizioni del bilancio dello Stato» e, dopo aver ribadito che con la manovra triennale «sono stati messi in sicurezza i conti pubblici, sottolinea che il testo resta «non apribile agli assalti delle lobby».
In ogni caso, il premier fa capire che il Governo si sta muovendo a tutto campo. E che in cantiere non ci sono solo interventi per sostenere banche e imprese (fondo da 600 milioni e un pacchetto di incentivi legati all'innovazione) ma anche "aiuti" per le famiglie. Che potrebbero però non essere convogliati sulla Finanziaria ma confluire su un decreto ad hoc. Non a caso questa mattina si terrà al Tesoro un vertice tra i ministri Giulio Tremonti, Claudio Scajola, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Roberto Calderoli, che servirà per fare il punto sulle misure da adottare, tenendo conto del pressing della maggioranza. Che chiede la proroga della detassazione degli straordinari, da estendere agli "statali", e un parziale alleggerimento fiscale delle tredicesime di pensionati e lavoratori a basso reddito.
Misure che non si conciliano troppo con le asfittiche casse dello Stato. E proprio questo sarà il nodo che dovrà essere sciolto oggi. Soprattutto per quel che riguarda le tredicesime. L'estensione agli "statali" della detassazione sugli straordinari (probabilmente limitata solo ad alcuni settori) è da considerare ormai quasi certa, visto che ieri anche Brunetta ha voluto ricordare l'impegno preso dal Governo in questo senso. Sicura è anche la semplificazione delle procedure di pagamento della pubblica amministrazione alle imprese.
Dall'esito del vertice dipenderà anche il cammino della Finanziaria, che ripartirà oggi in commissione Bilancio alla Camera, dopo che ieri è calata la scure sugli oltre 800 emendamenti già presentati: a salvarsi sono stati 339 correttivi, di cui 216 dell'opposizione. Tra i ritocchi cassati c'è quello della maggioranza sulla destinazione al pagamento del mutuo per la prima casa di una quota del Tfr maturando (fino a un massimo del 50%) già convogliato sulla presidenza integrativa e anche quello del Pd sulla determinazione di una quota di compartecipazione Irpef del 20%in favore dei comuni. Sopravvissuti alla scure dell'ammissibilità sono invece due emendamenti del Pdl sulla cedolare secca del 20% su tutti gli affitti e sulla cedolare del 18% per gli affitti dei soli studenti.

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